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La finanza a impatto sociale e deposito 102

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LA FORZA DELLA PROGETTAZIONE A IMPATTO SOCIALE

Per poter definire un progetto “a impatto sociale”, è necessario che questo presenti alcune caratteristiche fondamentali che lo differenzino da altri tipi di interventi filantropici, rendendolo forte e dirompente non solo nell’approccio, ma soprattutto negli effetti sulla comunità.

1. Promotore multistakeholder (i.e. pluralità di portatori di interessi)

Cosa significa? I progetti sociali tradizionali vedono protagonisti essenzialmente due soggetti: da un lato, l’ente no-profit esecutore e, dall’altro, l’ente erogatore (pubblico o privato).

Nei progetti a impatto sociale, invece, che vogliono agire sull’intera comunità e non solo sul singolo, il soggetto promotore deve essere corale e prevedere quindi la co-partecipazione di diversi attori, ovvero soggetti pubblici, enti no profit, partner finanziari, imprese/soggetti privati, nonché la figura di un ente valutatore. Tutti uniti: dalla strutturazione dell’iniziativa e lungo tutto il percorso di sviluppo della stessa, perché il progetto a impatto sociale è un cammino, non un evento singolo.

2. Intenzionalità dell’impatto

L’utilizzo di questo termine significa che il progetto, sin dalla sua elaborazione, non deve prevedere solamente le azioni da compiere o gli investimenti da apportare, ma ha come obiettivo un impatto sociale ad ampio raggio. La filosofia alla base del social impact investing parla di output e outcome, ossia di risultati ed effetti: quindi?

Facciamo un semplice esempio: l’output del progetto Casa Comune sono la ristrutturazione di un immobile e la creazione di una soluzione abitativa condivisa; l’outcome saranno l’autonomia conquistata dagli utenti della casa, la creazione di nuovi posti di lavoro per gli educatori e il supporto fornito alle famiglie di origine delle persone ospitate nella Casa Comune.

3. Misurabilità dell’impatto

Questo tipo di progettazione ha un approccio molto serio, che trova nella rendicontazione periodica la sua espressione. L’impatto prodotto dal progetto deve essere misurabile (ad esempio, numero di persone beneficiate, posti di lavoro creati, numero di prodotti creati e venduti, etc.) e, aspetto fondamentale, deve informare la comunità dei progressi.

4. Replicabilità

Il progetto si fa modello: uno degli scopi primari è che possa essere esportabile e ripetibile in altre parti del Paese, perché le buone idee devono essere diffuse!

5. Innovatività dello strumento di finanziamento

Questo è un elemento fondamentale, che tocca ogni persona nel suo profondo. Le risorse non devono venire solo dalle istituzioni pubbliche e/o da donazioni filantropiche, ma dall’attivazione del risparmio privato. Anche in questo caso, la comunità è centrale perché è invitata a guardare oltre la propria sfera privata, a favore di iniziative di più ampio respiro.

6. Rigenerazione urbana

Qualora possibile, il progetto dovrebbe perseguire gli obiettivi di consumo di suolo zero e di rigenerazione sostenibile di un immobile, meglio se pubblico, in disuso. Aspetto fondamentale in un’epoca, come la nostra, in cui la cementificazione e lo sfruttamento intensivo del territorio rappresentano una questione non irrilevante.

*****

Riassumendo, infatti, è palese la differenza rispetto al fare donazioni di tipo tradizionale. Nella realizzazione e promozione di progetti ad impatto sociale i singoli risparmiatori da diverse parti d’Italia si trasformano in una sorta di “comunità” per:

  • partecipare a un progetto innovativo, che ha un impatto sia a livello sociale che economico;
  • far confluire la propria liberalità insieme a quella di tanti altri, aumentandone la massa critica e, quindi, l’incisività;
  • contribuire a un monitoraggio civico diffuso sul buon esito del progetto, al pari delle istituzioni pubbliche e associazioni no-profit coinvolte;
  • rispondere a un bisogno sociale
  • creare occupazione e ricchezza sociale ed economica
  • apprendere, e al tempo stesso divulgare, la cultura dell’innovazione e investimenti a impatto sociale nel nostro Paese.

Come non affermare quindi che il connubio tra titoli finanziari e sostenibilità sociale sia vincente?

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